giovedì 11 gennaio 2018

Un "biker".

Ho comprato la moto per un sogno personale.
Un giorno forse la venderò per un sogno in comune.

Ho conosciuto bikers che mi hanno insegnato qualcosa ed arricchito il mio spirito.
Ne ho conosciuti altri che sono stato contento di aver dimenticato.

Ho avuto freddo.
Ho avuto caldo.

Ho riso spesso dentro il casco.
Ho cantato ed urlato di gioia come un matto.

Si...Qualche volta ho pianto.

Ho visto posti meravigliosi e vissuto esperienze indimenticabili.

Qualche volta ho perso il posteriore ed ho avuto paura.
Altre ho fatto curve da paura.

Mi sono fermato a guardare un panorama.

Ho salutato e parlato con perfetti sconosciuti.
Quando nella vita fanno fatica a farlo persone che vedi tutti i giorni.

Sono uscito con i demoni dentro.
E sono tornato a casa con la pace nel cuore.

Altre volte ho pensato che fosse pericoloso.

Tutte le volte che salgo in moto penso a quanto sia meraviglioso.

Ho smesso di continuare a parlarne con chi non capisce.
E passo le ore a farlo con chi non servirebbe neanche parlare.

Ho speso soldi che non potevo con qualche rinunce e piccoli sacrifici.
Ma tutte queste non valgono un solo attimo in cui sono in moto.

Non è un mezzo di trasporto né un pezzo di ferro.
È la parte mancante del mio animo e del mio spirito.

E a chi mi dice di smettere, di venderla, di crescere e di fare la persona seria.
Io non rispondo.
Ma semplicemente abbasso la visiera.

E sorrido.

mercoledì 26 aprile 2017

Libertà.







WebWorld: dove tutto è concesso.


Internet. WWW . World Wide Web. Una ragnatela tutta intorno al mondo. Fatta di collegamenti che ci unisce, gli uni con gli altri.
Un “luogo” che fisicamente non esiste, se non nella nostra mente,  dove poter amplificare le sensazioni conosciute e provarne di nuove.
Ma alla fin fine tutti cercano sempre lo stesso, quello che loro piace.
Non importa cosa sia: barzellette, pornografia, come arricchirsi, motociclette, sfogare la rabbia, videogames, trovare autostima, un lavoro, l’amore della vita, guardare video di gatti,  ingannare il tempo, leggere, relax, esibirsi, la parola di Dio, il modo di fare successo, dove fare il prossimo viaggio,sbirciare le foto sui social…
Accendiamo il nostro telefonino,  scarichiamo (pagando il gestore telefonico) mediante connessione la app che ci dicono gli amici o, in uno slancio di curiosità, accediamo alla ricerca su Internet , con un  rassicurante tasto di “lente di ingrandimento”…
Si.. ok…. la nostra politica sui cookies…. blablabla… accetta… accetta , si ho capito….ok andiamo avanti.
Alla prima ricerca scriviamo “ricetta amatriciana”… TAAAC.
Il nostro telefonino, magari un Samsung, comunica le parole “ricetta”+”matriciana” al motore di ricerca predefinito , ad esempio Google, che cerca fra miliardi di miliardi di pagine dei risultati che siano inerenti alla vostra ricerca e qui si compie la magia: compaiono pagine e pagine su tutte le possibili ricette e centinaia di piatti fumanti di pasta.
Ma la magia vera non è quella che ci si para davanti, bensì quella che regaliamo a terze persone! Infatti, lasciando tutte le impostazioni cosi come sono nei telefoni cellulari, sui PC e sui tablet, la nostra ricerca viene non solo memorizzata negli archivi immensi dei motori di ricerca ma la risposta (i siti web visitati) lasciano una traccia sul nostro dispositivo, chiamiamo questa traccia “cookie” (biscotto). Sul loro preciso significato rimando a quello che dice il Garante della Privacy.
E’ una magia! perchè se adesso spegniamo il telefonino, o andiamo su facebook o leggiamo la posta…. avremo ristoranti e piatti di matriciana che compaiono ovunque in ogni pagina web aperta!!!!!
A scopo di “profilazione commerciale” il nostro motore di ricerca (a noi gratuito) vende a società commerciali (che gli pagano profumatamente la informazione) con profitti enormi, una cui parte finisce ai cosidetti “providers” ovvero i fornitori di connessione e, quindi, della vostra identità (e posizione ed altro) che noi paghiamo con tariffe mensili che ci garantiscono telefonate (criptate ma poi intercettabili in caso di richiesta da Polizia Postale) SMS (idem) e connessione con un INDIRIZZO IP , tabulato che tira fuori più o meno, su richiesta, unaquantità enorme di cose del genere (semplificando):
giorno 03/11/2016 ore 23:03 indirizzo IP:87.74.112.105 [telefonino di Mario Rossi]  ha visitato indirizzo IP: 94.78.65.144 [www.ricettematriciana.it]
Da questo momento il cookie è attaccato al nostro culo e ci influenzerà tutto il materiale multimediale proiettato sul nostro schermo.
Informazione questa che rimane anonima nell’enorme banca dati del nostro Provider (TELECOM; VODAFONE; FASTWEB; WIND; INFOSTRADA; H3G etc etc etc)
E fin qui tutto ok
Ma se cerchiamo”Donald Trump”, “ISIS”, “Movimento 5 Stelle” , “Nazismo”, “come fabbricare una bomba” etc i nostri fornitori di servizi sono tenuti a comunicarlo al migliore offerente? Con la quantità di dati a disposizione in un enorme flusso mondiale, con un click è possibile da parte di chi ha accesso a tali informazioni a poter INDIVIDUARE, RAGGRUPPARE, LOCALIZZARE oggi, INFLUENZARE, PILOTARE domani, INCRIMINARE E GIUDICARE poi un singolo, un gruppo di persone, tutti i sostenitori di un politico, il terrorista cane sciolto.
Facebook e WhatsApp si scambiano i dati in un mondo dove la corruzione denunciata è la punta di iceberg di quella segreta. 
Assange e Snowden stanno arricchendo la consapevolezza di cio’, ma sono considerati pericolosi e tenuti “sotto chiave” .
Big Data=Big Money è un detto che va molto nel settore IT, la raccolta dati è continua, a basso prezzo (per i commerciali o speculatori del settore), inconsapevole (da parte dell’utente)… fino a quando? è possibile da parte di terzi accedervi per scopi futuri?
Minority Report e Psicopolizia sono termini da racconto fantascentifico, ma studiando i dati del passato possiamo davvero prevedere il comportamento di un singolo o di gruppi del futuro?
Quindi la questione è questa: paghiamo (ad oggi) diciamo 15 euro al mese ad un gestore che vende a chissà quanto la nostra vita privata e anche quella “segreta”, con la illlusione di poter vivere in un mondo migliore, arricchito, “aumentato” di informazioni, ma comunque sempre informazioni che sono: sensibili, pilotate e finalizzate a far comprare un prodotto.
O a venire improvvisamente arrestato per pirateria informatica per aver visto una partita di calcio in streaming o perchè vostro figlio ha involntariamente cliccato un banner pubblicitario di un sito pedopornografico.
Sul web Tutto è concesso.
Ma la libertà che si respirava negli anni ’90 è diventata la fortuna di pochi che hanno la possiblità di stare nella stanza dei bottoni.
Una parte della New Economy è basata sull’ inganno frutto della dilagante ignoranza tecnologia degli utenti finali. 
Pokemon GO è il gioco più giocato di sempre, con milioni di persone in giro per il mondo alla ricerca di pupazzi virtuali.
Vorrei tanto sedere davanti al monitor della Videogames House Nintendo e vedere quanti umani riesco a collezionare, mentre li vedo muoversi avanti e dietro sulla mappa del mondo e che posso spostare buttando un pò di gadget qua e la.. . 
Pensate in grande.
Osservate le persone cosa fanno nella vita reale.
Giocate ad un livello superiore.
Giocate a WebWorld.
 [N.B. : pensiero scritto in 3 minuti durante una fase di insonnia…]

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Il nuovo lusso dei tempi di oggi è questo: vivere senza smartphone.

In apparente contraddizione, ma naturale evoluzione a quanto precedentemente esposto negli articoli precedenti, l’utilizzo smodato delle apparecchiature di telecomunicazioni “in tempo reale” può comunque portare a considerevoli cali della qualità della vita.
Francesco Galgani è un blogger che affronta in maniera semplice e lucida tale problematica ed invito ad una lettura del suo pensiero per una riflessione in proposito, invito questo rivolto alle persone che difficilmente riescono a “staccarsi” dal proprio smartphone ma comunque avvertono una sorta di disagio dal suo utilizzo troppo frequente.
Di seguito riporto alcuni passaggi del suo blog.
Dire che il cellulare è un telefono è un’affermazione impropria e riduttiva. In realtà è un nuovo strumento di comunicazione personale, che ha – accanto a molte altre potenzialità – alcune forme di utilizzazione tipiche del telefono; per questo è chiamato telefonino, telefono cellulare, cellulare o smartphone (quest’ultimo termine letteralmente significa “telefono intelligente”, lo smartphone unisce alle caratteristiche di un telefono cellulare le potenzialità di un piccolo computer con fotocamera, videocamera, servizio GPS, presenza di un sistema operativo completo, autonomo e personalizzabile con una vasta scelta di applicativi disponibili, normalmente dotato di un collegamento a Internet continuo ed efficiente).
La storia del telefono cellulare è sintetizzabile con il termine “invasione”: in Italia è arrivato nel 1990, inizialmente averne uno era una rarità. Secondo statistiche recenti (2014), con una popolazione di 61,5 milioni di abitanti, l’Italia ha 35,5 milioni utenti Internet, 26 milioni di utenti Facebook attivi e ben 97 milioni di abbonamenti mobile attivi, il 58% in più rispetto al totale della popolazione, ossia una persona su due ha due SIM. E’ da sottolineare che, almeno in Italia, per una parte significativa della popolazione, lo smartphone ha rappresentato il primo strumento (e a volte unico) di accesso a Internet.

Teoria dell’obbligatorietà della connessione in mobilità

Dal punto di vista della Psicologia della Comunicazione, è fondamentale osservare che il cellulare è di fatto l’interfaccia mobile e personale che consente al singolo, ovunque si trovi, di essere in rete. Di conseguenza è difficile intravedere limiti al suo sviluppo: tutto ciò che è e sarà disponibile in Internet è e sarà gestibile tramite il cellulare. A questa osservazione ne andrebbe aggiunta anche un’altra: la pervasività e onnipresenza del telefonino porta alla costruzione di una certa realtà sociale, ma al tempo stesso la realtà sociale condiziona significativamente la libertà di uso o non uso di tale strumento e dei mondi ad esso collegati (social networks e strumenti di messaggistica in primis), sancendo di fatto un’esclusione sociale verso chi non lo usa e altri problemi relazionali. Se a questo si aggiunge che la solitudine è uno stato d’animo crescente nelle società ipertecnologiche, è evidente che il ruolo sociale del telefonino, divenuto anche “strumento di pseudo-contatto riempitivo di vuoti interiori“, è sufficiente a motivarne l’uso, da un punto di vista soggettivo, a prescindere dai risvolti negativi ad esso collegati, tra cui:
Il marketing esasperato che fa di tutto per spingere all’uso del telefonino e dei contesti virtuali ad esso collegati, unito alla spirale del silenzio attorno ai problemi seri sopra citati e all’assenza di un quadro legislativo internazionale e intercontinentale che tuteli gli utenti, non fa altro che render ancora più forte la tesi qui proposta.
Un video molto bello fa capire tanto in proposito.
Il nuovo lusso dei tempi di oggi è questo: vivere senza smartphone.


Liberi. Grazie alla Tecnologia.




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Tutto nasce con Guglielmo Marconi che, da autodidatta, inventa il telegrafo senza fili segnando l’inizio della telecomunicazione. Il successo del telegrafo ha una grande risonanza, tanto che  Mussolini nel 1937 ne intuisce l’importanza e decide di mettere in commercio la Radio Balilla, un modello di ricevitore a basso costo: l’intento era quello di diffondere la radio a condizioni economiche favorevoli anche alle famiglie meno abbienti. L’elevata diffusione avrebbe consentito una più capillare espansione della politica di regime. In effetti, essa ha rappresentato il primo vero e proprio inizio dell’uso dei media a scopo politico.
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La Radio Balilla, però, aveva una particolarità: era “tarata” per ricevere solo determinate frequenze. Tale aspetto diviene fondamentale durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, ed infatti molti italiani contrari al Regime Fascista, intuirono che le notizie erano “manipolate”. Mio nonno Michelangelo Serpico era uno di questi che, possedendo una Radio Balilla, ne alterò la gamma di frequenza in ricezione, con la possibilità di ascoltare Radio Londra delle Forze Alleate, ascoltando le notizie non “filtrate”. Ovviamente quello che era un vero e proprio “hackeraggio” del ricevitore era una cosa considerata illegale, tanto che, inizialmente da solo e poi con una ristretta cerchia di persone, le notizie venivano ascoltate in soffitta in gran segreto. E come segno di ribellione “spezzò” il fascio stampato sulla radio…
nonno michelangelo
Qualche leccapiedi del Regime venne a sapere la cosa e la riferì alle camicie nere, i quali arrestarono mio nonno nel 1944. Quando il conflitto mondiale volse al termine, Michelangelo fu liberato ma, ormai malato, morì nel 1945.
Suo figlio Nunzio, mio padre, aveva solo 8 anni.
Fu allora che nacque la passione per la tecnologia e la comunicazione di mio padre. Da piccolo si appassionò anche alla meccanica (si costruì da solo la sua prima bicicletta) e ricordo i suoi racconti di quando era giovane, che lo ritraggono insieme ai suoi compagni a ricevere e trasmettere con tutto ciò che gli capitava, nel misero dopoguerra, anche con reti di materassi da bordo di una zattera in mezzo al mare…
Stadio Collana 1955 Saggio ginnico Stabilimento Ansaldo-001
Era l’epoca dei pionieri della telecomunicazione: libertà di parola e di pensiero, e ovviamente c’erano le radio “locali” : la sera gli ascoltatori si riunivano e venivano inscenate vere e proprie commedie improvvisate (mio padre spesso vestiva i panni di Fortunato, un giovane campagnolo ignorante e genuino….). Ma l’aspetto goliardico era solo un risvolto della sua profonda passione per la tecnologia : fu tra i primi in Italia ad acquisire la licenza ad operare su tutte le frequenze e diventare quindi Radioamatore con il nominativo di I8XYZ: a lui molto cara, questa sigla personale, un vero e proprio “nickname”, fu scelto perché rappresentava le ultime 3 lettere dell’alfabeto.
Libertà e tecnica andavano di pari passo anche nella sua passione per le moto ed i motori: ancora oggi i vecchi amici lo ricordano come “Peppino.. girava sempre in motocicletta….”
Papà
Con il passare del tempo la tecnologia faceva passi avanti e deve essere stata una emozione indescrivibile ascoltare via radio da casa i primi uomini sulla luna e le prime “chiacchierate” dallo spazio…
Il mio ricordo va alle lunghe serate in cui in salotto mio padre chiacchierava con i suoi amici della zona, ma a volte si spingeva anche in collegamenti con l’altra parte del mondo, sfruttando le antenne che non smetteva mai di perfezionare, e la propagazione della atmosfera che “aiuta” i collegamenti lontani (DX). Quando un radioamatore contattava un suo collega, il collegamento veniva “validato” da entrambe le parti, che annotavano data , ora, sigla e qualità del segnale e poi provvedevano a spedire una cartolina via posta come “scambio” dell’incontro: ho una collezione di cartoline da ogni angolo del Pianeta, anche perché, testuali parole, “la sfida è arrivare quanto più lontano possibile, contattare amatori in tutto il mondo, usando la minore potenza possibile. Con centinaia di Watt sono tutti buoni ma con un buon apparecchio, un filo di rame ed una batteria da auto ci riescono in pochi…”
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Intanto arrivarono le immagini e ricordo le numerose serate dei primi anni ’80 in cui mio padre inviava e riceveva immagini in SSTV (una “foto” ogni 7 secondi si andava componendo sul monitor a cristalli verdi..).
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Ho una bella collezione delle “foto” inviate da mio padre…
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La mia infanzia è un ricordo molto piacevole durante il quale passavo le ore a riparare, smontare e tentare di far partire la vecchia Moto Guzzi Airone di mio padre: dopo ore passate in garage la domenica mattina, sentire quel rombo che segnava il nostro successo era davvero emozionante, così come il giretto-premio del paese. E dopo esserci lavati con la pasta lavamani, si andava su a pranzo e a vedere la Formula Uno…fu un quel periodo che nacque la mia passione per le moto ed i motori.
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La mia gioventù è anche un ricordo fatto di serate con amici di mio padre, veri e propri “nerd” o scienziati pazzi, con laboratori pieni di strumenti elettronici, oscilloscopi, saldatori, componenti elettronici… molti miei coetanei erano in strada a giocare a pallone, mentre io mi divertivo a saldare qualche diodo led con un interruttore su una batteria da 9 V…
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Venne poi l’epoca del Commodore 64, ufficialmente acquistato per studiare o per uso hobbistico, ma poi finito come macchina da videogames…
Il resto è storia relativamente recente… si è passato ai Personal Computer : ricordo quando mi iscrissi ad Ingegneria, mio fratello mi regalò il suo PC con il quale disegnai con punto per punto la Ferrari n°27 di Jean Alesi: ero pronto per AutoCAD.
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E da li sempre a braccetto videogames, grafica, auto etc fino ad alla metà degli anni ’90. Ero ancora fermo alle BBS, quando andai a casa di mio fratello, che fu tra i primissimi ad averlo, e gli chiesi “che cosa è Internet? E lui mi rispose:” E’ come un giornale”, facendomi vistare dal suo pc il mio primo sito: http://www.ferrari.com.
Da allora si è avuta una spinta alla volontà di conoscere il funzionamento delle cose, la laurea in ingegneria, il bevetto di Radioamatore, autodidattica on-line grazie ai siti di appassionati ed ai forum, oltre a quella di comunicare con le chat mIRC e poi le videoconferenze ed i giochi in Multiplayer….iPad… Smartpone..
Tutto questo oggi è nel palmo della nostra mano.
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I social network danno a chi lo controlla, oggi come 80 anni fa, un’enorme potere, per questo invito chiunque a riflettere ed agire conoscendo meglio il mezzo adoperato. Prima Berlusconi con la TV, poi Casaleggio etc adesso Renzi con facebook e carta stampata…
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Adesso siamo a Facebook e Whatsapp, che mi ricordano tanto quello che vedevo fare a mio padre quando ero piccolo… viaggiare liberi in moto, divertirsi nel condividere le proprie passioni con altre persone interessate… sempre col ricordo dello sguardo sognatore di mio padre che forse non avrà viaggiato tanto, ma era sempre pronto a partire per qualsiasi destinazione: “tutto quello che la mente umana può pensare si può realizzare: è solo una questione di tempo.”


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two is megl che one